Attualità


tempo di scuola, tempo di Eunica

Io sono stata con l’Eunica da quando sono nata. Fino all’anno scolastico 1952-‘53, si può dì’ che non la conoscevo nemmeno, ma nella casa di Puntaccolle, anche se non c’è mai stata, era come ci fosse sempre. Era l’ Angiolina, la mamma del suo marito Ranieri, che in casa mia c’era sempre; lei era proprio di famiglia. E anche Ranieri ci capitava spesso: tutte le volte che non trovava a casa la mamma (stavano a San Niccolaio) passava dal rio, di volata montava le scalacce e veniva su anche lui.

Ritorno un momento sull’Angiolina: anche se ormai eravamo negli anni cinquanta, teneva ancora i classici mutandoni dell’ Ottocento; quelli di “ghinea”, aperti sui fianchi e legati con le cordelle, ma anche lunghi fino ai ginocchi tanto che, quando si chinava, si vedevano bene anche dai vestiti.
Fino alla fine degli anni novanta, quando l’Eunica è venuta a trovarmi, abbiamo sempre ricordato questo particolare sull’Angiolina e sempre ci ha fatto ride’.

Vengo a concludere questa premessa riproponendo l’episodio sulla scuola elementare pubblicato su “Il Paese” nel novantasette.

La Scuola Elementare

Le prime cose che mi vengono in mente sono sempre le medesime:la cartella di cartone, i quaderni neri con l’ etichetta bianca (che costavano quindici lire); i calzettoni  a coste fatti a mano e “i nonni e gli sciantillì” (le pantofole e i gambali). E poi i grembiuli; quei grembiuli che in corrispondenza del taschino riportavano, ricamate, le iniziali del nome e sotto il nome un numero di linee pari alla classe che si frequentava. I bimbi le iniziali e i “gradi” l’avevano proprio sul taschino della “bruse” e i “carzoni” li portavano ancora alla “zuaba“.

Le cartelle erano leggerissime. Non solo perchè erano di cartone, ma perchè contenevano poco, molto poco: due o tre quaderni, il libro di lettura e, dalla terza in poi, il sussidiario. Oltre a questo, però, c’era l’indispensabile astuccio di legno corredato del porta-pennini. Quello sì che era ben fornito! Costituiva infatti l’unico lusso. Ed anche una certa “potenza”: quella del commercio-scambio dei pennini. Gli incovenienti  non mancavano, infatti le “patacche” d’inchiostro erano dappertutto. La brava “cartasuga” faceva il suo dovere, ma purtroppo asciugava soltanto. E la cosa andò avanti per anni, perché la scuola elementare si terminò con “penna e calamaio“.

Di maestre, ovviamente, ne avevamo una sola, anzi meno che una, perché se la nostra era assente, si andava tutti nella classe parallela. L’altra maestra anche per più giorni ci accoglieva tutti, sia pure in tre nel banco.

E la nostra maestra? Negli ultimi tre anni abbiamo avuto sempre la stessa ed il suo ricordo è rimasto indelebile a tutti. Io la “rivedo” anche adesso, come in fotografia mentre spiega la poesia “Il Parlamento“. Appoggiata in piedi davanti alla cattedra rivolta alla classe; con la vestaglia nera fatta a “portafoglio” e i capelli rossi ondulati che le scendevano sul collo.

A noi bimbe c’insegnava anche un po’ a cucì‘. Il mio compito di lavoro era un bavaglino bianco di picchè da orlare di rosso con il “punto a smerlo“. In più a questo, lei mi ci aveva disegnato “non baciatemi” da ricoprì’ con il punto  “a gambo“.  Tutte   le  volte  che lo prendevo in mano Alberto, Alberto di “Teto”, puntualmente esclamava: – “O’ bimba, o chi ti bacia”? – Eh, sì! Alberto e Massimo (del Nino) tiravano a fà’ ride‘. Massimo ne inventò una anche quando si fece l’unica fotografia (preziosa è dir poco) di quei tre anni: si mise in posa come una statua e stette a occhi chiusi apposta per ride‘. E poi c’era il Priori. Definì’ Renzo Priori con esattezza non è semplice, ma s’intende con una parola: un compagnone. Sempre pronto a fà’chiasso e a mette’ becco su tutto e con tutti. Persino al momento delle interrogazioni anche se impreparato (il suo forte era la storia) era sempre con la mano alzata.

Ogni occasione era quella giusta per divertirsi, anche la più banale. Si ripetevano ad esempio le preposizioni semplici “diadainconsupertrafra” tutte insieme così velocemente che “quella” maestra doveva faticà’ non poco per capì’ cosa si diceva. Oppure, sempre per sollevà’ distrazione, si pronunciava la parola “anèddoti” con l’ accento sbagliato, cioè “aneddòti”. Aveva voglia la maestra di insiste’ perché si pronunciasse correttamente . Era inutile!

Ma alla confusione più totale in assoluto ci si arrivò durante la recita della poesia: “La fontana malata” di A. Palazzeschi. Recità’ a turno una poesia che deve trasmètte’ gli strani rumori di una fontana che non gocciola più fu come trasformà’ la classe in un manicomio. Un punto, poi, era particolarmente terribile. Chi tossiva, chi affogava, chi rantolava. Ed anche in questa circostanza, “quella” maestra si sgolava tanto per riportarci alla normalità. Ma c’era un momento che anche lei partecipava alla nostra vivacità, era il magico momento che si cantava. E lei, con tantissimo entusiasmo, cantava con noi una canzoncina piacevolissima che ci aveva insegnato: “La cornacchia del Canadà“:

“Un giorno la cornacchia se ne stava sopra un pino
il corvo da lontano le faceva l’occhiolino,
ma la cornacchia bella si rideva di quell’amor
perché era innamorata di Cecchino il cacciator.
Oh bella, oh bella, oh bella
la cornacchia del Canadà
che si era innamorata,
innamorata da far pietà “!

ecc.

Grazie Eunica !

Maria Vittoria Filippi


Olivi , facciamo il punto

Vogliamo dire la nostra sui problemi che affliggono quel che resta dell’ olivicoltura facendo riferimento a quanto è stato scritto nel programma elettorale da “Insieme per Buti”. Perché non ci siano fraintendimenti ci dichiariamo disponibili da subito ad essere parte attiva perché si riesca a rispondere alle domande pressanti che ci vengono poste da una situazione che è, a dir poco, drammatica.
Va premesso che l’Oleificio Sociale è oggi l’unico soggetto operante nel Comune raccogliendo una miriade di piccoli produttori, per lo più pensionati, gente ormai sul viale del tramonto. A questi si aggiungono le pochissime aziende (si contano sulle dita di una mano) esistenti sul territorio. Sono questi i soggetti prioritariamente interessati ad arginare il fenomeno dell’abbandono degli oliveti con le conseguenze disastrose che sono sotto gli occhi di tutti: vaste superfici ad oliveto lasciate incolte, muretti franati, le antiche opere di regimazione delle acque distrutte, condizioni di lavoro incivili in molte località per la mancanza di strade interpoderali, reddito insufficiente. Si diceva prioritariamente interessati perché insieme a questi è la popolazione tutta a esigere che vengano evitati i potenziali esiti catastrofici che seguirebbero al completo degrado della coltivazione nella vallata potenziale preda di incendi devastanti.
Al di là dell’interesse di bottega che un’azienda come la nostra deve aver ben presente se non vuole mettere in discussione la sua stessa esistenza, è la nostra storia vicina ai cinquant’anni e il fatto stesso di essere frantoio cooperativo che ci impone di ricoprire un ruolo in tutte le azioni tese ad impedire l’estinzione della coltura.
Cosa ha determinato questa condizione che possiamo definire di vero e proprio sfacelo? In primis hanno giocato politiche generali non lungimiranti. Non si è capito, a tempo debito, e cioè al momento della scomparsa del contratto di mezzadria e di una piccola proprietà a cui non era garantito un reddito sufficiente, come si doveva intervenire perché rimanesse un presidio attivo nelle campagne.
L’Oleificio Sociale ha cercato da sempre di arginare questa china distruttiva essendo protagonista negli anni settanta e successivi della costruzione delle strade interpoderali e della distribuzione di mezzi tecnici (reti per la raccolta, concimi, agevolatori, ecc.). Tra le altre azioni sono apparse prioritarie e di approccio possibile quelle rivolte al controllo dei parassiti. E qui si è fatto fronte negli anni organizzando in proprio un servizio di lotta guidata alla mosca. Fino alle due ultime campagne dove, con il contributo del prof. Petacchi della Scuola Superiore di S. Anna, abbiamo posto in essere un capillare reticolo di rilevazione controllando settimanalmente il grado dell’eventuale infestazione. I dati sono stati utilizzati per produrre informazioni divulgate poi attraverso un sistema diffuso sul territorio.
Altra difesa è il prezzo elevato che viene riconosciuto ai soci per l’olio conferito, prezzo tra i più alti. Non paghi, a questo proposito, presentiamo sul mercato un nuovo prodotto certificato IGP denominato “Il primo di Buti” che ci dovrebbe permettere di liquidare ai conferitori 12 euro al chilogrammo! Una vera e propria vetta del prezzo liquidato al produttore, finora impensabile. Il tentativo di incoraggiare alcuni a ricreare vere aziende.
Ma andiamo a vedere nel programma elettorale gli obiettivi che si prefigge di raggiungere l’Amministrazione Comunale:
– incentivare il recupero degli oliveti abbandonati;
– finanziare il restauro dei muri a secco;
– promuovere progetti scientifici;
– rilanciare “Buti città dell’olio” con una campagna di marketing;
– favorire l’imprenditoria giovanile;
– promuovere la nascita di consorzi per la costruzione di nuove strade interpoderali.
A stretto giro, ci si presenta una prima opportunità e una prima scadenza per dare concretezza ad un programma così ambizioso: l’elaborazione di un PIT dei Monti Pisani insieme agli altri comuni dell’area (Calci, San Giuliano Terme, Vecchiano, Vicopisano e Capannori), soggetti privati della Lucchesia (Frantoio Sociale del Compitese e loro soci) e del versante pisano (Frantoio di Caprona, noi e decine di produttori, compresi i piccoli conduttori non imprenditori agricoli a titolo principale. La scadenza è fissata entro la metà Gennaio 2017 e pertanto assai ravvicinata, ma assistiti da tecnici ce la possiamo fare. L’impegno dell’Amministrazione Comunale e nello specifico dall’Assessore al ramo Luca Andreini è stato fin qui lodevole.
Va detto preliminarmente che i Monti Pisani è zona disastrata ad un punto tale che ci dovrebbe far beneficiare di maggior punteggio. Ci si chiederà cos’è un PIT (progetto integrato territoriale)? I documenti reperibili anche su internet lo definiscono “come un progetto di natura strategica, promosso da un partenariato locale pubblico-privato, finalizzato a sostenere, in un ambito territoriale delimitato, un insieme organico e coerente di azioni capaci di convergere verso un obiettivo comune riguardante specifiche tematiche, in particolare, quelle che richiedono un’azione collettiva (come quella ambientale di conservazione e miglioramento del paesaggio, biodiversità, tutela risorsa suolo, ecc.) o quelle innovative, che trascendono la singola azienda e vedono l’interazione dinamica di più attori del territorio, come nel caso dell’agricoltura sociale. L’obiettivo del Pit è, quindi, il consolidamento di buone pratiche di governance locale in ambiti innovativi e coerenti con gli obiettivi e le strategie del Psr. In tal senso, il Pit può: (a) coinvolgere e aggregare attori economici, sociali e istituzionali diversi attorno ad una specifica problematicità o opportunità e, quindi, consolidare e valorizzarne il ruolo sul territorio; (b) promuovere processi partecipativi in grado di individuare e attuare soluzioni strategiche per lo sviluppo sostenibile del territorio rurale; (c) sviluppare l’innovazione organizzativa e gestionale; (d) incrementare il valore aggiunto dei singoli interventi interessati.
Tali obiettivi possono trovare realizzazione attraverso la ’integrazione interna’ al Psr di un insieme di azioni riconducibili a misure dei tre Assi 1, 2 e 3, e la promozione di una ‘integrazione esterna’ con progetti e iniziative riconducibili ad altri ambiti di programmazione e progettazione esterne allo stesso Psr“.

I contributi per il rifacimento di muretti, di opere per la regimazione delle acque, ecc. coprono spesso il cento per cento della spesa finanziando, nei casi in cui i produttori abbiano la fisionomia dei piccoli conduttori, anche l’IVA.
Molto può essere fatto se il PIT Monti Pisani verrà finanziato dalla Regione, e altro sarà possibile fare con misure specifiche del Piano di Sviluppo Rurale per completare il reticolo delle strade interpoderali.
Il tutto è finalizzato ad ottenere una conduzione dell’oliveto più razionale raggiungendo un reddito che sia sostanzialmente diverso dall’attuale. Se così fosse si avrebbe un consistente incremento di prodotto di qualità per il mercato perché attualmente “l’olio di Buti non c’è”!

il Frantoio Sociale


Libertà è partecipazione

loghi

La Costituzione fondata sul lavoro, figlia della Resistenza antifascista, è un bene prezioso e irrinunciabile. Per 70 anni ha tenuto insieme il Paese in decenni difficili, caratterizzati dalle trame  fasciste e stragiste, dal terrorismo e dall’assalto alla giustizia.
Domenica 4 dicembre il popolo italiano lo ha riaffermato, con una  grande partecipazione ed a schiacciante maggioranza, respingendo  il tentativo di stravolgerla.
L’Anpi, l’Arci e la Cgil di Pisa si sono impegnati fin dal mese di aprile, su tutto il territorio della provincia in una campagna di iniziative finalizzata a far conoscere i contenuti delle proposte di modifica ed infine a sollecitare un NO consapevole, responsabile, libero e democratico.
Si ringraziano tutte e tutti coloro che hanno contribuito a determinare questo importante risultato, a partire da quei Costituzionalisti che hanno messo a disposizione, con spirito di servizio ed in maniera disinteressata, il loro impegno e le loro competenze.
L’Anpi, l’Arci e la Cgil di Pisa continueranno nel loro impegno quotidiano per sollecitare la piena attuazione della Costituzione Repubblicana, fondata sul lavoro e sui valori della Resistenza antifascista, ed a sostenere ipotesi di aggiornamento e manutenzione della stessa che siano frutto di ampie e condivise iniziative parlamentari.

BRUNO POSSENTI (Anpi Pisa)
GIANFRANCO FRANCESE (Cgil Pisa)
STEFANIA BOZZI – SERGIO COPPOLA – MARIACHIARA PANESI (Arci Pisa)


Per il NO al referendum

Lunedì 28 novembre, alle ore 18, nei locali del Circolo ARCI “G. Garibaldi”
(piazza G. Garibaldi 1, Buti) g.c. si terrà un incontro con

BRUNO POSSENTI
Presidente provinciale ANPI Pisa

ANTONIO LETTA
CGIL provinciale

MARIA CHIARA PANESI
Presidente ARCI VALDERA

Tutta la cittadinanza e’ invitata a partecipare per
confrontarsi sul voto nel prossimo referendum del 4 dicembre.


Il contributo decisivo di Stefano

Il 1 Agosto 2016, scritto il trafiletto su “La nostra marcia funebre”, abbiamo dato corso, come promesso, alla ricerca di chi fosse il compositore. A quel momento fantasticavamo che la cosa avesse avuto inizio con il rapporto che legava Andrea Bernardini con Rossini e che autore potesse essere il nostro paesano. Dopo aver cercato senza successo un indirizzo del regista Bertolucci, abbiamo scritto la seguente nota al maestro Ennio Morricone, autore delle musiche del film:

“Caro maestro,

siamo abitanti del comune di Buti in provincia di Pisa. Rivedendo il film “Novecento” di Bernardo Bertolucci, le cui musiche sono state composte da Lei, alla fine della prima parte, nella scena del corteo che accompagna i morti nell’incendio della casa del popolo, la banda intona una marcia che in passato la locale Filarmonica ha sempre utilizzato per i trasporti dei paesani. Avevamo pensato che di tale composizione fosse autore Andrea Bernardini, un musicista del posto già presidente della Filarmonica, che è a tutt’oggi a lui intitolata. Avendo il Bernardini uno stretto rapporto di amicizia con Gioacchino Rossini, di cui fu allievo nel 1847 a Bologna, ora siamo incerti se l’aria è stata composta dal nostro o se è di qualche compositore emiliano. Una precisazione: abbiamo cercato alla Filarmonica gli spartiti, ma gli stessi sono andati perduti quando per alcuni anni la compagine venne sciolta e tutto il materiale fu disperso. Ci può aiutare ? Grazie comunque per la sua attenzione”.

Anche questo tentativo è stato infruttuoso e allora siamo ritornati a Buti, dove si era venuti a sapere che ciascun bandista aveva un proprio libretto con tutto il repertorio. Per primo abbiamo chiesto a Lori Pelosini che ha rovistato nelle proprie cose senza risultato. Quindi siamo passati a Mario Filippi e anch’egli si è molto adoperato. Infine siamo arrivati a Stefano Bernardini, già bandista e oggi insegnante di musica, che ha risolto l’arcano ricordando che la marcia prescelta da Bertolucci (e che evidentemente è od è stata molto popolare in Emilia Romagna) è “Mesto ricordo”. Stefano mi ha portato il suo vecchio libretto del repertorio integrato da molte partiture, scritte a mano, tra cui appunto “Mesto ricordo”. Poi è stato semplice ascoltare,  su You Tube, più pezzi titolati nello stesso modo e trovare quello giusto del maestro P. Giannini magistralmente suonato, nel 2014, da una banda dell’isola di Malta, dove venne organizzato un raduno di bande con tema le marce funebri.

E’ troppo chiedere che una marcia tanto amata in paese e fuori (lo dimostra “Novecento”) torni ad essere compresa nel repertorio dei nuovi bandisti ?

mesto ricordo

Pagina del repertorio di Stefano relativa allo spartito per flicorno contralto di “Mesto ricordo”.


Butesi, ‘ndate via dar sole!

A proposito del Garibaldi e di Garibaldi che vi fu ospitato nel luglio del 1867, abbiamo trovato un articolo apparso sul numero 3 anno 2010 de “Il Paese”. La ricostruzione dell’evento,  gustosa, ve la proponiamo di seguito tal quale: 

Il 12 luglio del 1867 Giuseppe Garibaldi venne a Buti a raccogliere fondi per la campagna contro lo Stato Pontificio. Da due decenni Garibaldi andava dichiarando come fosse venuto il tempo di “far crollare la baracca pontificia” e, il 9 settembre 1867 ad un Congresso della Pace ospitato dalla protestantissima città di Ginevra, definiva il Papato “negazione di Dio … vergogna e piaga d’Italia”. Sembra che in paese “ruscolò” poco e piuttosto contrariato si rivolse alla folla che si accalcava in Piazza in modo brusco. La scena viene raccontata da Enzo Pardini con alcuni simpatici versi:

Camice rosse giovannotti fieri
dar passo bardansoso e nervi sardi
segueno ‘r Generale Galibardi
oggi colla passion ch’aveano ieri.

‘N piassa a Buti arrivano spavardi
e una sosta e fano volenchièri
beata gioventù sènsa pensieri
quanto camina’ ‘n questi giorni cardi.

E’ messogiorno e ‘r popolo accarcato
accrama ‘r Generale con fervore
a cui un rinfresco è stato preparato.

Egli a veder la gente che llo vòle
sènsa tené’ ‘n conto ‘r gran calore
dice Butesi ‘ndate via dar sole.

Un’ulteriore testimonianza si può leggere su “Nella comunità di Buti”, la pregevole raccolta di cronache, personaggi e curiosità di Francesco Danielli:

“Giuseppe Garibaldi viene a Buti con una parte della sua truppa; Michele Giusti, detto Ghelle, attendente del Generale nel 1866, gli va incontro al Bastimento e lo fa salire sulla sua carrozza per portarlo fino in Piazza, dove viene accolto da una folla strepitosa. Viene fatto salire nel Palazzo della Casa del Popolo (già allora si chiamava così. Oggi, per come è combinato, è disdoro per la Piazza e offesa al suo passato – fatta eccezione per la parentesi del fascismo – compreso le lapidi dedicate a Garibaldi), dove poi gli verrà offerto un rinfresco. Molti si susseguono a parlare per porgergli il benvenuto, e ben presto si arriva verso il tocco quando viene data la parola a Garibaldi, che si affaccia al balcone. Tutta la popolazione, che ha atteso sotto il solleone per sentirlo parlare, lo acclama ed attende un suo discorso. “Andate via dal sole Butesi, che è l’ora di mangiare!”. Queste le sue uniche parole pubbliche. Era venuto a Buti per prendere i soldi in prestito (glieli dette anche il sindaco Danielli) per le sue campagne militari”.

Il ritratto che è appeso nella parete interna del Circolo Arci "Ai fichi" in Castel di Nocco. Lo stesso Garibaldi lo donò ai Coscera per riconoscenza dell'ospitalità ricevuta in occasione del suo passaggio a Buti il 12 luglio 1867

Il ritratto che è appeso nella parete interna del Circolo Arci “Ai fichi” in Castel di Nocco. Lo stesso Garibaldi lo donò ai Coscera per riconoscenza dell’ospitalità ricevuta in occasione del suo passaggio a Buti il 12 luglio 1867

Massimo Pratali, che nel 1999 raccolse “storie, fatti e leggende di un paese toscano scritte in vernacolo butese” nel volume “N quer di Buti”, ci ha invitato a riprodurre un verbale della Società Operaia (le S.O. videro la luce intorno alla seconda metà dell’800; nascono per sopperire alle carenze dello stato sociale ed aiutare così i lavoratori a darsi un primo apparato di difesa, trasferendo il rischio di eventi dannosi), che in quel periodo era attiva in paese, dove viene chiarito l’antefatto delle due lapidi sopra ricordate. Eccone alcuni brani:

“Alla morte di Garibaldi, il 2 giugno 1882, “ il sindaco di Buti, dott. Domenico Danielli e la Giunta, scrissero un telegramma alla famiglia dell’Estinto:

“Famiglia Garibaldi – Caprera.

Giunta Municipale di Buti, vivamente commossa inaspettata perdita Genio di questo secolo, associa suo-vostro dolore”

Nel paese di Buti fu costituito un Comitato per le onoranze funebri in onore dell’Eroe….

Il Comitato fissò il giorno per rendere omaggio all’illustre Estinto, fu stabilito il 16 luglio 1882, ore 16. Quel giorno, il Consiglio approvò di ribattezzare la Piazza Nuova, dove sorgeva la casa che ospitò il Generale, in Piazza Giuseppe Garibaldi; di porre su quell’edificio una lapide che ricordasse ai posteri l’onore avuto da Buti e di celebrare solenni funerali civili in memoria del Grande Estinto….

I1 16 luglio, con un imponente trasporto civile, venne reso omaggio a Giuseppe Garibaldi, l’Eroe dei Due Mondi. Fin dalle prime ore del mattino, il paese presentava un’insolita animazione: passavano uomini, ragazzi e bambini con bandiere e festoni per ornare le case; i muri delle strade, da dove sarebbe passato il corteo, vennero ricoperti con cartelli recanti scritte le gesta immortali dell’Eroe. Le finestre furono parate a lutto, ovunque vennero messe splendide corone e tutte le strade vennero ricoperte con rose e mirto.

La piazza, dove veniva fatta la commemorazione, da quel giorno Piazza Garibaldi, era addobbata e al centro vi sorgeva, in mezzo a quattro giganteschi pennoni, una colonna mozza con sopra l’effigie del Generale. Intorno alla piazza, erano appoggiate ai muri, delle aste con alla sommità delle piccole bandiere incrociate e degli scudi con scritti i principali Patti d’arme della leggendaria Camicia Rossa. Splendido e pittoresco era l’aspetto che il paese di Buti presentava.

Erano circa le sei quando i1 corteo si mosse da Piazza del Municipio e passando per Via della Rosa, del Teatro, Via Vittorio Emanuele, arrivò a Piazza Garibaldi nel seguente ordine: Fanfara, Società Guido Monaco, Circolo Democratico, Biblioteca Circolante, Società Operaia, Scuola privata maschile Cosci, Scuola maschile comunale delle Cascine, Scuola maschile comunale di Buti, Reduci Patrie Battaglie, inviati e impiegati governativi e comunali, Municipio, Giudice Conciliatore, Consiglio della Società Filarmonica, Banda musicale comunale e guardie comunali….

11 30 Settembre 1883 fu organizzata una grande festa il cui ricavato servì per la realizzazione del monumento a Garibaldi. Quel giorno, in paese ci fu una splendida illuminazione che a Buti non s’era mai vista prima, tutta la piazza era illuminata a giorno, fu fatta la tombola che fu vinta dal sig. Deleny Giovanni di San Remo, quel giorno ospite del Sindaco. Il   sig. Giovanni donò la vincita al Comitato per la realizzazione del monumento….

I1 13 Novembre dell’anno 1883, vi fu un’altra festa indimenticabile in onore alla commemorazione del busto del Generale Garibaldi. In quel giorno, i dilettanti della Compagnia Panelli e la Società Filarmonica ebbero il gentil pensiero di organizzare una serata di gala a totale beneficio della cassa per il monumento a Garibaldi. La serata riuscì come non si poteva meglio sperare. Il Teatro era sfarzosamente illuminato e addobbato. I1 pubblico era numerosissimo, tant’è vero che tutti non riuscirono ad assistere alle spettacolo. All’entrata c’era il sig. Palmazio Dini sul cui petto brillavano le decorazioni guadagnate sui campi di battaglia, che non sopperiva quella sera a ricevere i biglietti d’ingresso….

Tuttavia, malgrado gli sforzi fatti dal Comitato, il monumento a Garibaldi non fu fatto.

Passarono alcuni anni e fu ricostituito un Comitato…

Era il 4 luglio 1907 quando fu inaugurato, in forma solenne, un “Medaglione” a Garibaldi opera dell’insigne scultore prof. Ettore Ferrari con un’epigrafe del poeta siciliano Mario Rapisardi:

“A Garibaldi liberatore – che intento a Roma fatale – Qui sostò qualche ora – I1 12 Luglio 1867 – Consacrano questo ricordo i butesi – nel centenario della sua nascita – Conoscenti all’Eroe – che insegnò più volte col sacrificio – Come le idee redentrici della nazione – Sopravvivendo alle sanguinose sconfitte – Vincono finalmente – Per virtu di popolo – La congiurata violenza degli oppressori – E le ambagi insidiose dei politicanti”.

Il medaglione venne posto nella casa dove abitò il Grande Estinto…. Il segretario del Comitato, salito sul palco insieme agli oratori, lesse la nota delle Associazioni intervenute, da Pisa: Circolo  “E. Socci”; da Pontedera: Libero Pensiero, Reduci Fratellanza Militare, Circolo “G. Bruno”; da S. Giovanni alla Vena: Circolo “G. Mazzini”, Circolo Giovanile Repubblicano, Fratellanza Artigiana, Club “L’Armonia”; da Vicopisano: Circolo Socialista, Circolo Socialista Giovanile, Circolo Repubblicano “A. Saffi”, Cooperativa “Terrazzieri”, Società Operaia; da Bientina: Cooperativa “Terrazzieri”, Società Operaia; da Buti: Municipio, Circolo “L’Armonia”, Cooperativa Corbellai e Cestai, Circolo Socialista “Jacopo Danielli”, Lega di Miglioramento tra Vetturali, Società Operaia e Reduci Patrie Battaglie….

Il segretario, infine, presentò l’illustre concittadino Pio Pardini che parlò a nome del Comitato, poiché il Presidente, sig. Fortunato Cioni, non aveva potuto presenziare per gravi motivi di salute.

Il Pardini fece la storia di come nacque in Buti l’idea di onorare il grande Eroe, mandò un caldo saluto alla memoria del prof. Jacopo Danielli, primo presidente del Comitato, salutò le Associazioni intervenute, i Reduci, le rappresentanze e il popolo tutto. Rievocò, con calde parole, i fatti più salienti della vita di Garibaldi e spesso fu interrotto dal pubblico con scroscianti applausi.

Dopo il sig. Pio Pardini, parlò l’avv. Francesco Bianchi di Lucca e con lui si chiuse la manifestazione mentre la Banda intonava l’inno di Garibaldi”.

Una cronaca intrisa di retorica che a leggerla oggi fa tenerezza, ma da cui si intuisce quanta e sincera adesione popolare ci fosse al ricordo di Giuseppe Garibaldi.

 

La posizione delle due lapidi. Quella posta sul lato del circolo Garibaldi in Via di mezzo riporta la seguente scritta: AD ONORANZA PERPETUA DI GIUSEPPE GARIBALDI OSPITE IN QUESTE MURA IL XII LUGLIO MDCCCLXVII IL MUNICIPIO DI BUTI PONEVA IL XVI LUGLIO MDCCCLXXXII, mentre l’altra, il “medaglione”, guarda la piazza.

La posizione delle due lapidi. Quella posta sul lato del circolo Garibaldi in Via di mezzo riporta la seguente scritta: AD ONORANZA PERPETUA DI GIUSEPPE GARIBALDI OSPITE IN QUESTE MURA IL XII LUGLIO MDCCCLXVII IL MUNICIPIO DI BUTI PONEVA IL XVI LUGLIO MDCCCLXXXII, mentre l’altra, il “medaglione”, guarda la piazza.

(le foto sono di Maurizio Pieroni).


L’uomo è una bestia

guerra 1915 - 18

guerra 1915 – 18

nominativi_2

guerra 1939 – 45

Visitando la chiesa di San Francesco, si notano due lapidi che ricordano i numerosi caduti butesi per causa di guerra, sia per quella del 1915 – 18 che per quella del 1939 – 45.

Però se andiamo a vedere cosa sta succedendo oggi nel mondo, il panorama è terribile. Non c’è solo la Siria, l’Irak e la Libia ad essere coinvolti in scenari di morte e distruzione, ma addirittura la maggioranza dei paesi. Precisamente i conflitti sono in:

AFRICA:

(29 Stati e 209 tra milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti coinvolti)

Punti Caldi: Egitto (guerra contro militanti islamici ramo Stato Islamico), Libia (guerra civile in corso), Mali (scontri tra esercito e gruppi ribelli), Mozambico (scontri con ribelli RENAMO), Nigeria (guerra contro i militanti islamici), Repubblica Centrafricana (spesso avvengono scontri armati tra musulmani e cristiani), Repubblica Democratica del Congo (guerra contro i gruppi ribelli), Somalia (guerra contro i militanti islamici di al-Shabaab), Sudan (guerra contro i gruppi ribelli nel Darfur), Sud Sudan (scontri con gruppi ribelli)

ASIA:

(16 Stati e 167 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti coinvolti)

Punti Caldi: Afghanistan (guerra contro i militanti islamici), Birmania-Myanmar (guerra contro i gruppi ribelli), Filippine (guerra contro i militanti islamici), Pakistan (guerra contro i militanti islamici), Thailandia (colpo di Stato dell’esercito Maggio 2014)

EUROPA:

(9 Stati e 80 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti coinvolti)

Punti Caldi: Cecenia (guerra contro i militanti islamici), Daghestan (guerra contro i militanti islamici), Ucraina (Secessione dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk e dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk), Nagorno-Karabakh (scontri tra esercito Azerbaijan contro esercito Armenia e esercito del Nagorno-Karabakh)

MEDIO ORIENTE:

(7 Stati e 236 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti coinvolti)

Punti Caldi: Iraq (guerra contro i militanti islamici dello Stato Islamico), Israele (guerra contro i militanti islamici nella Striscia di Gaza), Siria (guerra civile), Yemen (guerra contro e tra i militanti islamici)

AMERICHE:

(6 Stati e 26 tra cartelli della droga, milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti coinvolti)

Punti Caldi: Colombia (guerra contro i gruppi ribelli), Messico (guerra contro i gruppi del narcotraffico)

Per un totale:

Stati coinvolti nelle guerre

67

Numero di milizie-guerriglieri e gruppi terroristi-separatisti coinvolti

719


Una nuova pagina

Martedì 23 Agosto alle 18 vengono inaugurati i rinnovati locali del Circolo ARCI Garibaldi. I butesi sanno bene in quali condizioni era il fabbricato, fatiscente ad un punto tale da essere il disdoro del paese.  Oggi, rifatto il tetto crollato e le facciate scrostate in collaborazione con la proprietà del primo e secondo piano, e sistemati gli ambienti interni, il Consiglio Direttivo  presenta i risultati. E’ ovvio che ancora molto rimane da sistemare in termini di risanamento finanziario perché quanto realizzato non è stato regalato da nessuno. Comunque si tratta di un passo nel solco delle pagine belle scritte da tanti compagni, cestai contadini e altri lavoratori, scritte nella “Sezione” dal dopoguerra in poi. Coerente a quest’ispirazione il Garibaldi vuole riaffermare i valori della solidarietà e dell’amore per la pace.

ieri

ieri

oggi

oggi


Il referendum del 17 Aprile

Inauguriamo il blog parlando del significato del voto di domenica 17 al referendum riduttivamente ribattezzato “trivelle si trivelle no”.
A quanto viene raccontato sembra il solito conflitto tra ingenui “ambientalisti” e brillanti “economisti” che conoscono come va il mondo e, oltre a promuovere l’ambiente, evitano che l’Italia si spenga per mancanza di energia.
E’ invece un’occasione significativa per affermare che è necessario un nuovo modello di sviluppo. Le energie rinnovabili (sole, vento, biomasse, ecc.) sono un’importante occasione di sviluppo e occupazione. Il prezzo del petrolio è in continuo calo, la produzione delle rinnovabili è in continuo aumento e l’industria e le tecnologie per il risparmio energetico sono ormai parti integranti dei sistemi produttivi dei paesi industrializzati.
Quindi votare SÌ il 17 Aprile significa dare un forte segnale al governo di spingere verso il futuro, di non rimanere succube di interessi particolari, così come sta venendo alla luce in questi giorni.
Abbiamo bisogno urgente di un nuovo modello di sviluppo e di crescita.

evoluzione