Archivi mensili: Dicembre 2016


Fine anno e Befana

La veglia dell’ultimo dell’anno era su per giù come quella del Ceppo. I grandi godevano di un “caffè bòno” macinato in casa, e noi bimbetti si mangiucchiava quel ch’era rimasto del Natale che vuol dire noci, fichi secchi e cavallucci e difficilmente s’aspettava la mezzanotte. Però, una piccola novità in casa mia capitava. Il babbo, proprio la sera dell’ultimo dell’anno, portava un piccolo calendario molto molto carino. Era il calendarietto d’auguri che Ezio, il barbiere, regalava ai clienti. Illustrato con maliziose donnine anni venti e rilegato col cordoncino e la spannocchina, aveva un’altra, grande virtù: era profumatissimo.
Invece, la veglia della Befana era tutt’altra cosa e per i bimbetti butesi era serata davvero eccezionale. Innanzitutto, s’aspettava una Befana che si “conosceva”, la Befanina di legno che la Cirimbrentola metteva nella vetrina della sua bottega in Via di Mezzo. Una Befanina che muoveva la testa e incantava tutti i ragazzetti. In più a questo, quella sera lì si entrava di nuovo nella magia della sera “der Ceppo”, quando “si ‘spettava ‘r ciuco” (non certo Babbo Natale) davanti al camino con il grande fuoco. L’arrivo della Befana e di quelle poche cose che lasciava nella calza, era attesissimo da tutti i bimbetti.
La calza si preparava con entusiasmo molto tempo prima: o di balla cucita alla meglio o fatta con i ferri con qualche “fondo” di gomitolo colorato, ma quasi sempre era semplicemente “un carzerotto”. Dopo cena sattaccava al gancio del paiolo, o ai ganci che erano dentro il camino, quelli della paletta e delle molle e poi s’andava a letto presto.
La  mattina dopo si correva a vedere quel che c’era col “core ‘n gola”: il timore del carbone c’era sempre, anche se la canzoncina di rito prometteva bene:

“La Befana è tinta e nera
quando viene dal camino
e lo porta un sacchettino
pien di zuccherini e mela…”

Le “mela” non c’erano, ma era piena lo stesso. C’erano i mandarini piccini piccini e gli zuccherini. Gli zuccherini erano tanti, anche se solo pasticche e caramelle.

F.M.V.


Olivi , facciamo il punto

Vogliamo dire la nostra sui problemi che affliggono quel che resta dell’ olivicoltura facendo riferimento a quanto è stato scritto nel programma elettorale da “Insieme per Buti”. Perché non ci siano fraintendimenti ci dichiariamo disponibili da subito ad essere parte attiva perché si riesca a rispondere alle domande pressanti che ci vengono poste da una situazione che è, a dir poco, drammatica.
Va premesso che l’Oleificio Sociale è oggi l’unico soggetto operante nel Comune raccogliendo una miriade di piccoli produttori, per lo più pensionati, gente ormai sul viale del tramonto. A questi si aggiungono le pochissime aziende (si contano sulle dita di una mano) esistenti sul territorio. Sono questi i soggetti prioritariamente interessati ad arginare il fenomeno dell’abbandono degli oliveti con le conseguenze disastrose che sono sotto gli occhi di tutti: vaste superfici ad oliveto lasciate incolte, muretti franati, le antiche opere di regimazione delle acque distrutte, condizioni di lavoro incivili in molte località per la mancanza di strade interpoderali, reddito insufficiente. Si diceva prioritariamente interessati perché insieme a questi è la popolazione tutta a esigere che vengano evitati i potenziali esiti catastrofici che seguirebbero al completo degrado della coltivazione nella vallata potenziale preda di incendi devastanti.
Al di là dell’interesse di bottega che un’azienda come la nostra deve aver ben presente se non vuole mettere in discussione la sua stessa esistenza, è la nostra storia vicina ai cinquant’anni e il fatto stesso di essere frantoio cooperativo che ci impone di ricoprire un ruolo in tutte le azioni tese ad impedire l’estinzione della coltura.
Cosa ha determinato questa condizione che possiamo definire di vero e proprio sfacelo? In primis hanno giocato politiche generali non lungimiranti. Non si è capito, a tempo debito, e cioè al momento della scomparsa del contratto di mezzadria e di una piccola proprietà a cui non era garantito un reddito sufficiente, come si doveva intervenire perché rimanesse un presidio attivo nelle campagne.
L’Oleificio Sociale ha cercato da sempre di arginare questa china distruttiva essendo protagonista negli anni settanta e successivi della costruzione delle strade interpoderali e della distribuzione di mezzi tecnici (reti per la raccolta, concimi, agevolatori, ecc.). Tra le altre azioni sono apparse prioritarie e di approccio possibile quelle rivolte al controllo dei parassiti. E qui si è fatto fronte negli anni organizzando in proprio un servizio di lotta guidata alla mosca. Fino alle due ultime campagne dove, con il contributo del prof. Petacchi della Scuola Superiore di S. Anna, abbiamo posto in essere un capillare reticolo di rilevazione controllando settimanalmente il grado dell’eventuale infestazione. I dati sono stati utilizzati per produrre informazioni divulgate poi attraverso un sistema diffuso sul territorio.
Altra difesa è il prezzo elevato che viene riconosciuto ai soci per l’olio conferito, prezzo tra i più alti. Non paghi, a questo proposito, presentiamo sul mercato un nuovo prodotto certificato IGP denominato “Il primo di Buti” che ci dovrebbe permettere di liquidare ai conferitori 12 euro al chilogrammo! Una vera e propria vetta del prezzo liquidato al produttore, finora impensabile. Il tentativo di incoraggiare alcuni a ricreare vere aziende.
Ma andiamo a vedere nel programma elettorale gli obiettivi che si prefigge di raggiungere l’Amministrazione Comunale:
– incentivare il recupero degli oliveti abbandonati;
– finanziare il restauro dei muri a secco;
– promuovere progetti scientifici;
– rilanciare “Buti città dell’olio” con una campagna di marketing;
– favorire l’imprenditoria giovanile;
– promuovere la nascita di consorzi per la costruzione di nuove strade interpoderali.
A stretto giro, ci si presenta una prima opportunità e una prima scadenza per dare concretezza ad un programma così ambizioso: l’elaborazione di un PIT dei Monti Pisani insieme agli altri comuni dell’area (Calci, San Giuliano Terme, Vecchiano, Vicopisano e Capannori), soggetti privati della Lucchesia (Frantoio Sociale del Compitese e loro soci) e del versante pisano (Frantoio di Caprona, noi e decine di produttori, compresi i piccoli conduttori non imprenditori agricoli a titolo principale. La scadenza è fissata entro la metà Gennaio 2017 e pertanto assai ravvicinata, ma assistiti da tecnici ce la possiamo fare. L’impegno dell’Amministrazione Comunale e nello specifico dall’Assessore al ramo Luca Andreini è stato fin qui lodevole.
Va detto preliminarmente che i Monti Pisani è zona disastrata ad un punto tale che ci dovrebbe far beneficiare di maggior punteggio. Ci si chiederà cos’è un PIT (progetto integrato territoriale)? I documenti reperibili anche su internet lo definiscono “come un progetto di natura strategica, promosso da un partenariato locale pubblico-privato, finalizzato a sostenere, in un ambito territoriale delimitato, un insieme organico e coerente di azioni capaci di convergere verso un obiettivo comune riguardante specifiche tematiche, in particolare, quelle che richiedono un’azione collettiva (come quella ambientale di conservazione e miglioramento del paesaggio, biodiversità, tutela risorsa suolo, ecc.) o quelle innovative, che trascendono la singola azienda e vedono l’interazione dinamica di più attori del territorio, come nel caso dell’agricoltura sociale. L’obiettivo del Pit è, quindi, il consolidamento di buone pratiche di governance locale in ambiti innovativi e coerenti con gli obiettivi e le strategie del Psr. In tal senso, il Pit può: (a) coinvolgere e aggregare attori economici, sociali e istituzionali diversi attorno ad una specifica problematicità o opportunità e, quindi, consolidare e valorizzarne il ruolo sul territorio; (b) promuovere processi partecipativi in grado di individuare e attuare soluzioni strategiche per lo sviluppo sostenibile del territorio rurale; (c) sviluppare l’innovazione organizzativa e gestionale; (d) incrementare il valore aggiunto dei singoli interventi interessati.
Tali obiettivi possono trovare realizzazione attraverso la ’integrazione interna’ al Psr di un insieme di azioni riconducibili a misure dei tre Assi 1, 2 e 3, e la promozione di una ‘integrazione esterna’ con progetti e iniziative riconducibili ad altri ambiti di programmazione e progettazione esterne allo stesso Psr“.

I contributi per il rifacimento di muretti, di opere per la regimazione delle acque, ecc. coprono spesso il cento per cento della spesa finanziando, nei casi in cui i produttori abbiano la fisionomia dei piccoli conduttori, anche l’IVA.
Molto può essere fatto se il PIT Monti Pisani verrà finanziato dalla Regione, e altro sarà possibile fare con misure specifiche del Piano di Sviluppo Rurale per completare il reticolo delle strade interpoderali.
Il tutto è finalizzato ad ottenere una conduzione dell’oliveto più razionale raggiungendo un reddito che sia sostanzialmente diverso dall’attuale. Se così fosse si avrebbe un consistente incremento di prodotto di qualità per il mercato perché attualmente “l’olio di Buti non c’è”!

il Frantoio Sociale


Libertà è partecipazione

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La Costituzione fondata sul lavoro, figlia della Resistenza antifascista, è un bene prezioso e irrinunciabile. Per 70 anni ha tenuto insieme il Paese in decenni difficili, caratterizzati dalle trame  fasciste e stragiste, dal terrorismo e dall’assalto alla giustizia.
Domenica 4 dicembre il popolo italiano lo ha riaffermato, con una  grande partecipazione ed a schiacciante maggioranza, respingendo  il tentativo di stravolgerla.
L’Anpi, l’Arci e la Cgil di Pisa si sono impegnati fin dal mese di aprile, su tutto il territorio della provincia in una campagna di iniziative finalizzata a far conoscere i contenuti delle proposte di modifica ed infine a sollecitare un NO consapevole, responsabile, libero e democratico.
Si ringraziano tutte e tutti coloro che hanno contribuito a determinare questo importante risultato, a partire da quei Costituzionalisti che hanno messo a disposizione, con spirito di servizio ed in maniera disinteressata, il loro impegno e le loro competenze.
L’Anpi, l’Arci e la Cgil di Pisa continueranno nel loro impegno quotidiano per sollecitare la piena attuazione della Costituzione Repubblicana, fondata sul lavoro e sui valori della Resistenza antifascista, ed a sostenere ipotesi di aggiornamento e manutenzione della stessa che siano frutto di ampie e condivise iniziative parlamentari.

BRUNO POSSENTI (Anpi Pisa)
GIANFRANCO FRANCESE (Cgil Pisa)
STEFANIA BOZZI – SERGIO COPPOLA – MARIACHIARA PANESI (Arci Pisa)