Fine anno e Befana


La veglia dell’ultimo dell’anno era su per giù come quella del Ceppo. I grandi godevano di un “caffè bòno” macinato in casa, e noi bimbetti si mangiucchiava quel ch’era rimasto del Natale che vuol dire noci, fichi secchi e cavallucci e difficilmente s’aspettava la mezzanotte. Però, una piccola novità in casa mia capitava. Il babbo, proprio la sera dell’ultimo dell’anno, portava un piccolo calendario molto molto carino. Era il calendarietto d’auguri che Ezio, il barbiere, regalava ai clienti. Illustrato con maliziose donnine anni venti e rilegato col cordoncino e la spannocchina, aveva un’altra, grande virtù: era profumatissimo.
Invece, la veglia della Befana era tutt’altra cosa e per i bimbetti butesi era serata davvero eccezionale. Innanzitutto, s’aspettava una Befana che si “conosceva”, la Befanina di legno che la Cirimbrentola metteva nella vetrina della sua bottega in Via di Mezzo. Una Befanina che muoveva la testa e incantava tutti i ragazzetti. In più a questo, quella sera lì si entrava di nuovo nella magia della sera “der Ceppo”, quando “si ‘spettava ‘r ciuco” (non certo Babbo Natale) davanti al camino con il grande fuoco. L’arrivo della Befana e di quelle poche cose che lasciava nella calza, era attesissimo da tutti i bimbetti.
La calza si preparava con entusiasmo molto tempo prima: o di balla cucita alla meglio o fatta con i ferri con qualche “fondo” di gomitolo colorato, ma quasi sempre era semplicemente “un carzerotto”. Dopo cena sattaccava al gancio del paiolo, o ai ganci che erano dentro il camino, quelli della paletta e delle molle e poi s’andava a letto presto.
La  mattina dopo si correva a vedere quel che c’era col “core ‘n gola”: il timore del carbone c’era sempre, anche se la canzoncina di rito prometteva bene:

“La Befana è tinta e nera
quando viene dal camino
e lo porta un sacchettino
pien di zuccherini e mela…”

Le “mela” non c’erano, ma era piena lo stesso. C’erano i mandarini piccini piccini e gli zuccherini. Gli zuccherini erano tanti, anche se solo pasticche e caramelle.

F.M.V.