Archivi mensili: Novembre 2016


Per il NO al referendum

Lunedì 28 novembre, alle ore 18, nei locali del Circolo ARCI “G. Garibaldi”
(piazza G. Garibaldi 1, Buti) g.c. si terrà un incontro con

BRUNO POSSENTI
Presidente provinciale ANPI Pisa

ANTONIO LETTA
CGIL provinciale

MARIA CHIARA PANESI
Presidente ARCI VALDERA

Tutta la cittadinanza e’ invitata a partecipare per
confrontarsi sul voto nel prossimo referendum del 4 dicembre.


La mano della morta

In quegli anni, il mese di novembre era dedicato alle paure. Nelle veglie, discorsi, racconti e novelle vertevano obbligatoriamente sull’argomento. A noi ragazzetti ci garbavano moltissimo le novelle, e anche se mezzi morti di paura si stavano “a sentì’” a bocca aperta, fermi, cheti e ghiacci come statue.
Questa che segue impauriva più di tutte, impauriva anche “i grandi”.

Il posto in questione è un paesetto di povera gente, dove l’unico scopo della vita è quello “di campà”. Nemmeno i giovani si possono permettere di guardare avanti, tanto il futuro sarà come il presente e il passato. Ma qualcuno ambizioso c’è; qualcuno che si arrovella su come fare per uscire da quella trappola fatta di miseria. Trattasi di un giovane garzone, che proprio per le mansioni che svolge, è a contatto con la signoria, a cui fa le commissioni. E ogni volta che ritorna nel proprio povero mondo, si rode di non poter vivere meglio.

Un giorno vede passare il funerale di una vecchia signora che abitava in una villa appena fuori dal paese. Una vecchia signora molto ricca. Il giovane l’aveva sempre sentito dire che quella gente eran “gente ricche”. Così un pensiero gli frulla in testa all’improvviso, un pensiero assurdo e ripugnante. Prova a cacciarlo indietro, ma invece d’andargli indietro gli se ne presenta un altro che gli suggerisce: – Se va bene “svòrti” – .

Il giovane deciso corre a casa, mette in un sacco alla rinfusa attrezzi e arnesi che gli possono servire e corre al cimitero dirigendosi alla cappella dov’è deposta la vecchia signora. I mattoni sono ancora “freschi” e li rimuove con facilità. Difficile, invece, è sollevare il coperchio della cassa, ma il tempo non gli manca, a davanti a se la nottata. Con determinazione si mette all’opera e finalmente la cassa è aperta. La vecchia signora se ne sta lì col volto coperto da una veletta nera, e le mani, appoggiate sul seno, stringono un preziosissimo rosario, al collo ha un filo di perle e le dita sono adorne di anelli; specialmente quelle della mano sinistra. Questione di secondi e tutto finisce in un sacco. Solo gli anelli della mano sinistra, che sono i più belli, non riesce a sfilarli. Rimane un po’ indeciso se lasciarli o provare ancora. Poi, imprecando riprova, ma “quell’anelli ‘un volevan sortì”. Allora prende il coltello e in corrispondenza del polso taglia la mano e butta nel sacco anche quella. Quindi, “in un baleno” è a casa, dove rimpiatta tutto quanto.

Dopo qualche tempo, “calmate le acque” agitate dal fattaccio successo al camposanto, comunica a parenti e amici che gli è stato offerto un buon lavoro in città e li si trasferisce.

Oggi è un anno da quando il giovane garzone ha combinato quello che ha combinato; un anno esatto da quella notte. In città una casa da gioco è ancora illuminata, da cui esce un uomo elegantissimo. E’ il giovane garzone che ha appena festeggiato il suo primo anniversario di ricchezza ed ha fretta; a un’ora così tarda teme di non trovare più vetture. Invece, ecco che arriva una lussuosa carrozza nera, il giovane sale e fa un cenno all’ossequioso cocchiere e la vettura parte. Dopo un buon tratto di strada la carrozza rallenta e il giovane chiede spiegazioni al vetturino. Quello gli dice che un po’ più avanti, al lato dello stradone, c’è qualcuno con un lume in mano. È una signora avvolta in un ampio mantello nero col cappuccio rialzato e la veletta sul viso, che chiede gentilmente di essere riaccompagnata a casa. Il giovane acconsente e ripartono, ma dopo un po’ di minuti si rende conto che la direzione presa dalla vettura non è quella giusta e lui si sporge dal finestrino e chiede di nuovo spiegazioni al cocchiere, ma questo anziché rispondergli frusta il cavallo che ora corre come il vento. Poi, all’improvviso la vettura si ferma. La signora guarda fuori e dice di essere arrivata. Anche il giovane si rende conto di essere davanti al cimitero, “a quel cimitero”. La vecchia signora sta scendendo con un po’ di difficoltà e lui, benché sconvolto, le chiede la mano per poterla aiutare. Così lei tira fuori dal manicotto il moncherino e alzandosi la veletta gli dice: – Te ce l’hai la mia mano!Te la sei presa con i miei gioielli – . Il giovane rimane inchiodato dal terrore e non riesce a muoversi. Istintivamente si guarda intorno e cerca la carrozza che non c’è più. La vecchia signora ora nella mano destra stringe una falce, e con occhi rabbiosi continua: – Hai profanato la mia tomba e mi hai mutilato. Ora pagherai-. Detto questo alza l’arma e lo ferisce mortalmente.

F.M.V.


Un museo a cielo aperto

Nei primi anni ’70, due scultori dilettanti, Franco Caturegli di Cascine di Buti e Pierino Palotti di Vicopisano, armati di scalpello e martello, iniziarono a trasformare i massi lungo la strada del Serra in vere e proprie opere d’arte.

Pierino Palotti lavorando per due anni, principalmente nei mesi estivi, realizzò due sculture figurative che si trovano in alto sulla curva , dove inizia il sentiero che conduce al ”Sorbo”, mentre quelle di Franco Caturegli più astratte e influenzate dalle conquiste spaziali, sono soprattutto ai margini della strada che dalla curva per il Sorbo va fino a Prato a Calci. Le opere del Caturegli sono numerose e hanno richiesto un lavoro di una decina d’anni, dal 70  ai primi anni 80. Sono tutte sculture eseguite con la tecnica dell’incisione o del bassorilievo; alcune, poste a diversi metri di altezza, hanno richiesto notevoli sforzi fisici talvolta in condizioni pericolose .

Ora restano (dove la vegetazione non le ha sommerse) un esempio di capacità e passione alla portata di tutti coloro che con lo sguardo le vanno a cercare.

Claudio Parducci

Pierino Palotti

2023

Franco Caturegli

58 81 64

83 41 65 85 46 66 86 54 73 88


Il contributo decisivo di Stefano

Il 1 Agosto 2016, scritto il trafiletto su “La nostra marcia funebre”, abbiamo dato corso, come promesso, alla ricerca di chi fosse il compositore. A quel momento fantasticavamo che la cosa avesse avuto inizio con il rapporto che legava Andrea Bernardini con Rossini e che autore potesse essere il nostro paesano. Dopo aver cercato senza successo un indirizzo del regista Bertolucci, abbiamo scritto la seguente nota al maestro Ennio Morricone, autore delle musiche del film:

“Caro maestro,

siamo abitanti del comune di Buti in provincia di Pisa. Rivedendo il film “Novecento” di Bernardo Bertolucci, le cui musiche sono state composte da Lei, alla fine della prima parte, nella scena del corteo che accompagna i morti nell’incendio della casa del popolo, la banda intona una marcia che in passato la locale Filarmonica ha sempre utilizzato per i trasporti dei paesani. Avevamo pensato che di tale composizione fosse autore Andrea Bernardini, un musicista del posto già presidente della Filarmonica, che è a tutt’oggi a lui intitolata. Avendo il Bernardini uno stretto rapporto di amicizia con Gioacchino Rossini, di cui fu allievo nel 1847 a Bologna, ora siamo incerti se l’aria è stata composta dal nostro o se è di qualche compositore emiliano. Una precisazione: abbiamo cercato alla Filarmonica gli spartiti, ma gli stessi sono andati perduti quando per alcuni anni la compagine venne sciolta e tutto il materiale fu disperso. Ci può aiutare ? Grazie comunque per la sua attenzione”.

Anche questo tentativo è stato infruttuoso e allora siamo ritornati a Buti, dove si era venuti a sapere che ciascun bandista aveva un proprio libretto con tutto il repertorio. Per primo abbiamo chiesto a Lori Pelosini che ha rovistato nelle proprie cose senza risultato. Quindi siamo passati a Mario Filippi e anch’egli si è molto adoperato. Infine siamo arrivati a Stefano Bernardini, già bandista e oggi insegnante di musica, che ha risolto l’arcano ricordando che la marcia prescelta da Bertolucci (e che evidentemente è od è stata molto popolare in Emilia Romagna) è “Mesto ricordo”. Stefano mi ha portato il suo vecchio libretto del repertorio integrato da molte partiture, scritte a mano, tra cui appunto “Mesto ricordo”. Poi è stato semplice ascoltare,  su You Tube, più pezzi titolati nello stesso modo e trovare quello giusto del maestro P. Giannini magistralmente suonato, nel 2014, da una banda dell’isola di Malta, dove venne organizzato un raduno di bande con tema le marce funebri.

E’ troppo chiedere che una marcia tanto amata in paese e fuori (lo dimostra “Novecento”) torni ad essere compresa nel repertorio dei nuovi bandisti ?

mesto ricordo

Pagina del repertorio di Stefano relativa allo spartito per flicorno contralto di “Mesto ricordo”.