Archivi mensili: Luglio 2016


Giochi antichi

Cerchietti

cerchiettiNel cinquantasette, per noi bimbette già grandi (sui dodici anni), arrivarono i cerchietti. La novità ci si presentò alla colonia (gestita dal CIF, Centro Italiano Femminile: associazione delle donne cattoliche che si sviluppa nel dopoguerra sotto la spinta di Papa Pio XII dedicandosi alla gestione delle mense per i poveri, colonie marine e montane, ecc. N.d.R.) al Calambrone, che per noi rappresentava non solo un mese di mare, ma il simbolo assoluto dell’estate e delle vacanze.

Già da un paio d’anni i giochini sciapiti sulla sabbia non si facevano più; ora si passava il tempo con le parole crociate, a scambiare i giornalini, le corse con la palla e le chiacchiere fresche. Per fortuna, quell’anno, ci regalò il gioco dei cerchietti. Giocare “a cerchietti” non era un granché: consisteva soltanto nel tirare e riprendere al volo un piccolo cerchio di legno con due bacchette. Si giocava in due, ma anche in quattro con i tiri incrociati. Vinceva chi riusciva a farlo “cascà” meno volte. Non era un grande gioco, ma “garbò” a tutti compreso i bimbetti. Si giocava da tutte le parti, negli spiazzi in pineta e ovviamente sulla spiaggia e perfino in acqua, e anche in quel piazzale immenso della colonia “Vittorio Emanuele”. Un piazzale davvero enorme dove si svolgeva il corri-corri. Se il tempo era brutto, si tiravano pure in camerata (uno stanzone grandissimo con quarantotto letti).

L’ Hula-Hoop

hula-hoopNell’estate del cinquantotto esplose una novità assoluta, l’Hula-Hoop. E fu così entusiasmante che noi ragazzine si fece solo quello. Come tutti sanno si tratta di un grande cerchio di plastica colorato che va fatto roteare intorno alla vita e ai fianchi senza farlo cadere. Che faticaccia imparare! Però fummo ricompensate alla grande con la soddisfazione di una conquista grandissima. Però durò poco e malgrado il furore sollevato il gioco si spense in quella sola estate. E’ il destino delle mode.

F.M.V.


Quei materassi!

Giannina Ciampi: maestra di alta cucina e materassaia.

Giannina Ciampi: maestra di alta cucina e materassaia.

Mi riferisco ai vecchi materassi di lana o di vegetale che una volta l’anno andavano sfatti, lavati e rifatti. Era un ammattimento grosso! La testimonianza è diretta: più di una volta cuciti e fatti dalla sottoscritta.
Per primissima cosa andavano sfatti, che vuol dire scuciti, anzi “spuntiti”. Sia la lana che il vegetale, perché non si “ammassassero”, erano ben fermati con “passaggi” forti e ben annodati. La cucitura di questi gusci era noiosa e complicata, e non tutte le sarte la facevano. Non è facilissimo nemmeno descrivere simile faccenda, ma visto che l’ho sperimentata direttamente, mi ci provo.
Per i “passaggi”, da parte a parte, occorrevano due tasselli di rinforzo per ognuno con due buchi per far passare e, di seguito, annodare il grosso filo. Per ogni materasso matrimoniale occorrevano ben trenta “passaggi” con sessanta “toppini di rinforzo” e centoventi buchetti da fare col “puntarolo”.  Non mettiamo nel conto l’apertura nel mezzo, quella utilizzata per mettere dentro il materiale; anch’essa con i lati rinforzati e i buchetti ben cuciti e rifiniti. Poi, si consideri che i materassi erano due.
Inoltre, fino agli anni sessanta, nei letti matrimoniali al posto dei due guanciali c’era il “guanciallungo”, un lungo guanciale di lana largo quanto il letto. Un oggetto che andava scucito, vuotato, lavato, sistemata la lana e rifatto. Ma la “faccenda guanciallungo” le donne la facevano da sé, non gli occorreva la materassaia. Come si è potuto intendere dalla descrizione di cui sopra, rifare i materassi era operazione di ben altro impegno. Ma raccontiamola tutta.
Una volta tolti dai gusci lana e vegetale questi andavano “allargati” perché ritornassero soffici e morbidi. Le materassaie, chiamate nelle case per la faccenda, si aiutavano con “canniccio e bastoni”, attrezzi che portavano con sé insieme ad un grosso ago e… tanta pazienza.
Il lavoro completo non si faceva in quattro e quattr’otto, ci voleva qualche ora. “Allargati” lana e vegetale andavano rimessi dentro i gusci cercando di sterzarli più pari possibile. Quindi, con le apposite matassine, rifare i vari “passaggi” che riformavano i classici “sbuffi”; richiudere l’ apertura del mezzo e infine riformare la “cresta” su tutti gli otto lati per ogni materasso. Tutto questo un po’ in ginocchio e un po’ chine sul pavimento (quasi sempre quello di cucina).
Per i contadini le cose andavano meglio perché il lavoro veniva fatto nell’estate, fuori sull’aie.
Di materassaie di professione, se così si può dire perché non si riusciva a vivere solo di quello, ne ho conosciute tre soltanto: la Giannina del Campo, la Dina di Spalletta e la Consiglina del Galai. In casa mia è sempre venuta la Consiglina, che stava a San Nicolaio, dietro la chiesina, vicino a Coio. Non portava né il canniccio, né i bastoni, né il grosso ago, veniva senza nulla. Tanto in casa mia, tutto quello che occorreva c’è sempre stato. Lana e vegetale si allargavano a mano io e mia zia Giorgia in chissà quante sere, e quando tutto era pronto per rifarne una, si chiamava la Consiglina. Lei veniva sempre dopo “desinà”: montava su dal rio con “il grembiale e i carzerotti” puliti sotto il braccio e il fagotto di lavoretti (di cucito) da fa’ come cambio di lavoro.
Negli anni di bimbetta e ragazzetta il tempo dei materassi è sempre stato così. Mezze giornate che mi garbavano tanto. La Consiglina conosceva l’Apocalisse e io mi ci raccomandavo che raccontasse e lei lo faceva tutto il tempo, fino a sera. Anzi, soprattutto la sera, quando ormai il materasso era finito e lei per fare la cresta si poteva sedere in terra, di lato, un po’ più comoda che in ginocchione. E quando diventava proprio tardi, tornava il babbo e allora sì che raccontava, anzi raccontavano. Per il babbo trovare in casa la Consiglina e poter parlare dell’Apocalisse era una manna: dove trovarla una come lei, pronta a “ragionà” dell’Apocalisse? E per lei era lo stesso: dove lo trovava uno come il babbo pronto a “ragionà” dell’Apocalisse?
A me stavano bene tutti e due; erano discorsi che capivo poco, ma li stavo a sentire incantata come se raccontassero le novelle. Peccato che i materassi si facessero solo una volta l’anno!

F.M.V.

 


Soprannomi (da Sargente a Zuabo)

Con il numero 5 anno 2012, abbiamo iniziato la pubblicazione della ricerca sui soprannomi di Erico Enrico Bernardini (di Baggiolo), aggiornata al 1985. Con il cartaceo eravamo arrivati a “Sapina” e oggi la completiamo.

Sargente Del Ry Mentano
Sasso Parenti Parentino
Sassolino Tremolanti Cicalo
Saulle Bernardini Saulle
Sbadiglio Bernardini Sbadiglio
Scarbatrina Gozzoli Scarbatrino
Schiocca Filippi Schiocca
Sciampera Sciampero
Scuffia Bernardini Scuffia
Seggiolaia Seggiolaia
Seghetti Petrognani Seghetti
Sella Felici Dodo
Sette Andreotti Ferro
Sgrummi Sgrummi
Sili Pardini Ragnerino
Sindachino Scarpellini Sindachino
Sipolino Sipolo
Sirino Ciampi Bottaio
Siriotto Filippi Naccheri
Sissi Guerrucci Micio
Sissi Barzacchini Sissi
Sisto Bernardini Sisto
Sita Bonaccorsi Prete
Soffione Soffione
Sorba Vannucci Sorba
Sorda Sorda
Spadaccia Spadaccia
Spadino Leporini Spadino
Spalletta Ciampi Spalletta
Spazzino Valdiserra Spazzino
Spitigno Felici Spitigno
Spranghino Parducci Violina
Spuma Pardini Ragnerino
Squillo Pratali Campanaio
Stagnino Masoni Fifoia
Stagnino Bernardini Icchisi
Stampatore Cosci Stampatore
Stanga Filippi Pitia
Stecchiè Stecchiè
Steccolo Steccolo
Stefanino Cosci Rechie
Stelio Felici Stelio
Sticci Leporini Pepane
Stinchi Stinchi
Strego Baschieri Streghino
Stussi Bernardini Benzina
Succhio Del Ry Gaspera
Sussi Felici Cocchina
Tabarsi Baschieri Tabarsi
Tacca Tacca
Tacche Tacche
Tacco Baschieri Tacca
Taglierino Taglierino
Talino Petrognani Talino
Talloccio Talloccio
Tana Lari Larino
Tanfata Tanfata
Tapino Filippi Delo
Tappo Pioli Tappo
Tarzan Barzacchini Macelli
Tascone Pelosini Tascone
Tatino Tatino
Tattino Rossi Tattino
Telle Barzacchini Macelli
Tenace Branchini Tenace
Tenda Bernardini Tenda
Tenente Filippi Cingione
Teo Bernardini Feccio
Teo Cavallini Teo
Terso Filippi Schiocca
Testulina Guerrucci Testulina
Teto Felici Teto
Ticci Bernardini Ticci
Tilla Tilla
Tio Valdiserra Carretta
Tio Baroni Tio
Tipolò Tipolò
Tirulì Tirulì
Tito Moscardini Pacchiarino
Titta Petrognani Talino
Tizzoni Landi Lisca
Tobere Cavani Lombo
Tocche Valdiserra Spazzino
Tocci Parenti Pasquino
Tocci Schiavetti Pionso
Tocco Tognarini Tocco
Tola Andreini Tola
Tonso Matteucci Prottoli
Topaccia Serafini Macaio
Topano Palamidessi Bellaminena
Topino Baroni Topino
Topo Barzacchini Gonnella
Topo Pelosini Mondo
Topo Gozzoli Topo
Topo Scarpellini Topo
Topolino Parenti Topolò
Topolò Parenti Insaccatopi
Toppino Bernardini Baggiolo
Toppone Filippi Toppone
Tordina Tordo
Tordo Baschieri Piovano
Tormento Pratali Tormento
Toro Ciampi Spalletta
Torre Profeti Torre
Totolina Paoli Totolina
Traballone Felici Traballone
Tramme Martinelli Tramme
Tramontana Tramontana
Trapano Cingione
Treno Guelfi Treno
Treppani Priori Treppani
Treunce Scarpellini Treunce
Tricco Petrognani Talino
Tripoli Filippi Domenichetto
Tripolina Bacci Bresza
Trivellino Ciampi Trivellino
Tullora Tullora
Turo Serafini Turo
Tutolo Tognetti Tutolo
Tutù Tutù
Uccellina Stefani Uccello
Uccello Pini Calistro
Ugnino Bernardini Schiocca
Valpreda Pelosini Valpreda
Vedovallegra Vedovallegra
Veloce Veloce
Venino Landi Venino
Venuto Venuto
Verchione Verchione
Verderame Filippi Verderame
Vergi Vergi
Villano Tognetti Villano
Vinello Filippi Vinello
Violina Parducci Violina
Vocina Caturegli Vocina
Vovve Pardini Vovve
Zai Gozzoli Billalla
Zazzerina Serafini Macaio
Zerba Pratali Brigido
Zio Rossi Botte
Zizzolino Ciampi Trivellino
Baricolo
Zozzi Bernardini Gobbo
Zuabo Zuabo