Giochi antichi


Cerchietti

cerchiettiNel cinquantasette, per noi bimbette già grandi (sui dodici anni), arrivarono i cerchietti. La novità ci si presentò alla colonia (gestita dal CIF, Centro Italiano Femminile: associazione delle donne cattoliche che si sviluppa nel dopoguerra sotto la spinta di Papa Pio XII dedicandosi alla gestione delle mense per i poveri, colonie marine e montane, ecc. N.d.R.) al Calambrone, che per noi rappresentava non solo un mese di mare, ma il simbolo assoluto dell’estate e delle vacanze.

Già da un paio d’anni i giochini sciapiti sulla sabbia non si facevano più; ora si passava il tempo con le parole crociate, a scambiare i giornalini, le corse con la palla e le chiacchiere fresche. Per fortuna, quell’anno, ci regalò il gioco dei cerchietti. Giocare “a cerchietti” non era un granché: consisteva soltanto nel tirare e riprendere al volo un piccolo cerchio di legno con due bacchette. Si giocava in due, ma anche in quattro con i tiri incrociati. Vinceva chi riusciva a farlo “cascà” meno volte. Non era un grande gioco, ma “garbò” a tutti compreso i bimbetti. Si giocava da tutte le parti, negli spiazzi in pineta e ovviamente sulla spiaggia e perfino in acqua, e anche in quel piazzale immenso della colonia “Vittorio Emanuele”. Un piazzale davvero enorme dove si svolgeva il corri-corri. Se il tempo era brutto, si tiravano pure in camerata (uno stanzone grandissimo con quarantotto letti).

L’ Hula-Hoop

hula-hoopNell’estate del cinquantotto esplose una novità assoluta, l’Hula-Hoop. E fu così entusiasmante che noi ragazzine si fece solo quello. Come tutti sanno si tratta di un grande cerchio di plastica colorato che va fatto roteare intorno alla vita e ai fianchi senza farlo cadere. Che faticaccia imparare! Però fummo ricompensate alla grande con la soddisfazione di una conquista grandissima. Però durò poco e malgrado il furore sollevato il gioco si spense in quella sola estate. E’ il destino delle mode.

F.M.V.